Un’analisi sulle prestazioni cadetti – Evoluzione dei cadetti per classi equipotenti

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In allegato: tabelle excel  Studio Cadetti 2005-2006-2007 – valori da assoluti con i dati puntuali dello studio

E’ diffuso il dibattito riguardante l’evoluzione dei giovani che ottengono prestazioni di vertice nella categoria Cadetti; diverse sono state le pubblicazioni ’statistiche’ (anche se forse questo termine è usato impropriamente) sull’argomento, anche su autorevoli riviste specializzate.

Alcune delle opinioni più diffuse sono: 1) I cadetti al vertice della categoria smettono prima degli altri, spesso senza raggiungere le categorie superiori, causa infortuni, logoramento da stress, etc.; 2) I cadetti al vertice della categoria, causa il superallenamento derivante dalla ricerca spasmodica della prestazione, non riescono ad esprimersi nelle categorie successive (esaurimento dei mezzi di allenamento specifici, lavoro inadeguato ed esagerato, etc.);

Queste affermazioni sono spesso sostenute adducendo casi singoli, ricordi personali, valutazioni difformi su cosa significhi ’arrivare’ nelle categorie assolute; talvolta sono riportati studi numerici, senza però definire alcuni aspetti essenziali quando si ragiona con le funzioni (l’evoluzione della prestazione di classi di atleti nel tempo è una funzione di ’enorme’ complessità, con dominio e condominio nei numeri naturali, se utilizziamo il punteggio della prestazione) e specialmente con gli insiemi, come la cardinalità degli insiemi interessati.

 

In questo lavoro vorrei argomentare riguardo questi due punti, adducendo però dei numeri legati a dei dati oggettivi, con dei criteri che a mio avviso sono un po’ più ’solidi’, dal punto di vista matematico, di alcuni dei lavori che ho visto. Prendiamo i cadetti maschi al vertice delle graduatorie nazionali nei tre anni 2005, 2006 (solo 9 specialità disponibili nelle graduatorie FIDAL, mancano 100 hs e 300 hs, i quattro lanci, ed ovviamente i 1200 sp., assenti in tutti e tre gli anni, non si correvano) e 2007 per tutte le specialità nelle quali si sono disputati nell’anno i Campionati Italiani di Categoria (80, 300, 1000, 2000, 100 hs, 300 hs, lungo, alto, triplo, asta, peso, disco, giavellotto, martello, marcia), e verifichiamo le affermazioni di cui ai punti 1 e 2.

Prima di tutto, dobbiamo fare una fondamentale osservazione di tipo generale: confrontare l’abbandono precoce (drop out, punto 1) ed il livello prestativo assoluto (punto 2) dei capofila stagionali con gli ’altri’, ovvero tutti coloro che non erano capofila stagionali nell’anno, è un criterio sbagliato: gli insiemi infatti non sono equipotenti; i capofila stagionali sono 15 (nel 2007), mentre gli altri sono almeno 1500 – 15 (i primi cento in graduatoria di ciascuna specialità meno i capofila); è evidente che il confronto parte da basi numericamente sbagliate. E’ come se in una scommessa sull’estrazione di numeri, uno degli scommettitori avesse 15 estrazioni e l’altro 1485… non si potrebbe certamente dire un gioco equo! Si potrebbe obiettare che i capofila stagionali corrispondono a dei numeri ’migliori’, in relazione alle loro prestazioni; ma in realtà, è esattamente quello che le proposizioni 1 e 2 vogliono confutare, quindi questa affermazione non può essere considerata. Perciò, dobbiamo valutare i due fenomeni, dell’abbandono precoce e del livello prestativo assoluto, confrontando insiemi equipotenti; per fare questo, ho scelto quattro insiemi equipotenti: l’insieme dei capofila, l’insieme dei terzi in graduatoria, l’insieme dei decimi, l’insieme dei cinquantesimi. Si tratta di quattro insiemi, rappresentativi della prestazione da cadetti, composti tutti dallo stesso numero di elementi (15 nel 2007, 9 nel 2005 e 9 nel 2006).

Altro aspetto importante, è definire univocamente cosa significa per un atleta essere “arrivato’, ovvero avere compiutamente rappresentato, nella carriera atletica complessiva, il “talento” dimostrato da cadetto; su questo esistono posizioni radicalmente differenti, che portano taluni ad affermare che, per esempio, il vicecampione mondiale e campione europeo del lungo Andrew Howe, campione mondiale juniores su 200 e lungo, non abbia ottenuto quanto promesso in categoria giovanile; altri obiettano che a pari età, per esempio 16 anni, atleti al vertice mondiale facessero meglio di Howe (Lewis nel lungo di una ventina di centimetri, Bolt nella velocità, etc.) e che perciò Howe abbia ottenuto se non tutto, molto.

Chiaramente, queste opinioni/visioni non sono conciliabili, sono il frutto di sliding doors che ciascuno compone nella propria mente per un ipotetico percorso di crescita degli atleti, non verificabile e sempre opinabile. Poiché l’atletica è (soprattutto) misura, l’unica maniera che ho trovato per riassumere in un modello numerico le ’visioni’ di cui sopra, è classificare per classi di punteggio la miglior prestazione ottenuta nella carriera da ciascun atleta analizzato, valutando poi quanti, partiti da situazioni diverse nelle categorie giovanili, abbiano ottenuto o meno risultati nelle varie classi. Perciò, ho suddiviso i punteggi (secondo le tabelle di punteggio assoluti) raggiunti nella carriera dagli atleti osservati sono divisi in quattro classi: D: tra 850 e 899 punti,C: tra 900 e 949 punti, B: tra 950 e 999 punti, A: uguali o sopra i mille punti.

I limiti di questo studio sono: a) Si tratta di uno studio con tre anni in osservazione (2007, 15 specialità di osservazione, 2005 e 2006 con 9 specialità). Per quanto riguarda gli anni precedenti, non sono disponibili sul sito FIDAL le graduatorie cadetti antecedenti al 2005, e d’altro canto non ha molto senso estenderlo al 2008, poiché anche con i cadetti 2005-2006-2007 alcuni atleti sono ancora in attività e hanno fatto il personale nel 2017 ; prendendo il 2008 si rischierebbe di applicare lo studio su una popolazione ancora ’lontana’ dall’essersi pienamente rappresentata nell’atletica. b) ho preso, oltre ai capofila, solo altre tre classi (terzi, decimi, cinquantesimi); si potrebbe fare su tutte le classi (secondi, terzi, quarti, …), e tracciare quindi un grafico molto più ’fitto’; non l’ho fatto per questioni di tempo, andare a ricercare le migliori prestazioni in età adulta è un lavoro lungo ed impegnativo.

Sussistono le seguenti assunzioni: se un atleta compare in specialità diverse, in posizioni diverse, viene conteggiato in entrambi gli insiemi . Viene conteggiato il punteggio migliore, anche se non è della specialità, o della ’naturale’ evoluzione della stessa, relativa alla graduatoria cadetti.

Questi i risultati in termini di punteggio e di abbandono per l’anno 2007 (15 specialità): Posizione graduatorie cadetti nazionale 2007

Classi di Punteggio Primi Terzi Decimi Cinquantesimi
sopra i mille punti 4 2 0 0
tra 950 e 999 punti 1 0 0 0
tra 900 e 949 punti 3 2 1 0
tra 850 e 899 punti 3 4 3 0
Abbandono nel 2007 1 0 1 5
Migliore prest. o abbandono entro 2009 (cat. Allievi), oltre i precedenti abbandoni 1 3 5 8

Il dettaglio dei risultati, atleta per atleta, in allegato con foglio Excel. Va osservato che i due atleti sopra i mille punti in categoria assoluta, nella classe dei ’terzi’ in graduatoria cadetti 2007, sono Davide Re e Giovanni Galbieri, entrambi nati nel ’93 e quindi nel 2007 al primo anno di categoria cadetti, che nell’anno successivo 2008 arrivarono al vertice della categoria cadetti, con anche i primati italiani.

11 Cadetti della categoria ’capofila’ nel 2007 su 15 hanno conseguito, nella categoria assoluta, prestazioni superiori agli 850 pnt. e ben 4 sopra i 1000 punti. Una differenza sostanziale, rispetto le classi dei ’terzi’ , ’decimi’ e ’cinquantesimi’, sia in termini di prestazioni che di abbandono (nella classe dei ’cinquantesimi’, ben tredici su quindici terminano la loro esperienza atletica con la categoria allievi, sei nella classe dei decimi, tre nelle classe dei terzi, due tra i capofila).

Questi i risultati in termini di punteggio e di abbandono per l’anno 2006 (solo 9 specialità): Posizione graduatorie cadetti nazionale 2006 (9 specialità)

Classi di Punteggio Primi Terzi Decimi Cinquantesimi
sopra i mille punti 3 0 2 0
tra 950 e 999 punti 1 0 0 0
tra 900 e 949 punti 4 1 1 0
tra 850 e 899 punti 0 1 0 1
Migliore prest. o abbandono entro 2008 (cat. Allievi) 0 0 1 2

Il dettaglio dei risultati, atleta per atleta, in allegato con foglio Excel. Ben 8 su 9 cadetti ’capofila’ nel 2006 hanno conseguito in carriera prestazioni superiori ai 900 pnt., contro i 2 della categoria dei ’terzi’ e tre della categoria dei ’decimi’.

Tra i capofila, uno su tre ha superato i 1000 punti. Questi i risultati in termini di punteggio e di abbandono per l’anno 2005 (solo 9 specialità): Posizione graduatorie cadetti nazionale 2005 (9 specialità)

Classi di Punteggio Primi Terzi Decimi Cinquantesimi
sopra i mille punti 1 0 0 0
tra 950 e 999 punti 2 0 0 0
tra 900 e 949 punti 2 5 1 0
tra 850 e 899 punti 1 1 1 1
Migliore prest. o abbandono entro 2007 (cat. Allievi) 0 1 1 3

Il dettaglio dei risultati, atleta per atleta, in allegato con foglio Excel. 5 su 9 cadetti ’capofila’ nel 2005 hanno conseguito in carriera prestazioni superiori ai 900 pnt.; altrettanti nella categoria dei terzi, ma con prestazioni sotto i 949 pnt.; un solo over 900 nella categoria dei decimi e nessuno nella categoria dei cinquantesimi. Il drop up “precocissimo”, ovvero entro due anni dalla prestazione rilevata, è più consistente nella classe dei cinquantesimi.

 

  Conclusioni: dalla verifica fatta, sembra che la classe di atleti che abbia la maggior probabilità di raggiungere buone prestazioni nel proseguo della carriera atletica e che abbia una maggior “sopravvivenza” nella pratica atletica, sia quella dei capofila stagionali nella categoria cadetti; inoltre, questa correlazione sembra proporzionale in maniera lineare alla graduatoria in categoria cadetti.

Chi scrive è assolutamente convinto che un cadetto, anche al 100 posto o più nelle graduatorie di categoria, possa arrivare ai vertici nelle categorie successive, a tal punto da averne allenati alcuni che hanno seguito proprio questo percorso; sono molteplici i fattori deterministici che portano alla prestazione di alto livello in età adulta ed è compito dell’allenatore sapere individuare quei talenti che, per diversi motivi, non si sono espressi nella categoria cadetti.

Tuttavia, quello che si sta dicendo in questo studio, è che la probabilità di conseguire “buone” prestazioni nelle categorie assolute, tra classi equipotenti di atleti cadetti, è massima nella classe dei capofila stagionali. E’ assolutamente in linea con considerazioni statistiche il fatto che al vertice delle graduatorie nazionali assoluti spesso vi siano atleti che non lo erano da cadetti; il numero di atleti che non sono stati capolista in categoria cadetti supera di due ordini di grandezza almeno il numero degli ex capolista da cadetti. Inoltre, qualora fosse vero che l’affermarsi in categoria cadetti sia frutto principalmente di un duro allenamento che ’spreme’ il ragazzo, questo non sembra poi avere una rilevanza statistica negativa sulla prestazione futura.

Anche con questa osservazione non si vuole assolutamente dire che i cadetti debbano essere ’spremuti’ per ottenere la prestazione, anzi; forse quello che emerge è che i capofila sono tali a seguito di una serie di condizioni diverse rispetto all’allenamento ’estremo’, come la crescita anticipata rispetto agli altri, il talento (dove con questa definizione a mio avviso si dice tutto e niente…), etc. A ciò si aggiunga un’altra osservazione: tra i primi nelle graduatorie cadetti, la presenza dei nati nel primo trimestre dell’anno è preponderante rispetto ai nati negli altri periodi; sono rarissime le presenze al vertice di una categoria di atleti al primo anno.

Questo dimostra che il fattore “crescita” è preponderante rispetto tutti gli altri per la prestazione nella categoria cadetti, relegando al ruolo di ’rumore’ gli altri fattori, compreso quello di un eventuale allenamento precocemente specializzato.